lunedì 30 giugno 2008

I personaggi che ho amato - La PrincipessaTurandot


E' la seconda volta che incontro la Principessa Turandot, e le dò un aspetto per come me la immagino io. La prima volta però la sua pelle era trasparente, bottiglia più bella fra i vuoti dell'acqua che da qualche giorno, su mia richiesta, non si buttavano più.
Saranno vent'anni, ormai, chi ci pensava? E le bottiglie d'acqua erano ancora di vetro, di solito verde. Poi, di rado, ne capitava una trasparente, che spiccava in mezzo alle altre.
Una bimbetta che amava inventare e "pasticciare" (ci fosse stato Art Attack a quei tempi!:) ) vide quella bottiglia e capì che aveva finalmente trovato quella che stava cercando, La Più Bella Bottiglia del Regno, la Principessa Turandot, crudele e bellissima. Solo lei mancava, per completare il Cast di Vetro che avrebbe interpretato la "Turandot" di Puccini. Perché ai miei genitori l'opera piaceva (e piace) molto, e da poco avevano comprato quel bel cofanetto da tre vinili (vinili! Siamo alla fine degli anni Ottanta...); a me piacque la storia, favola esotica crudele e romantica, e decisi che la dovevo rappresentare a modo mio. Mamma mi aiutò a confezionare gli abiti ai miei attori vetrosi... ma questa è un'altra storia.
La storia dell'opera, invece, la voglio raccontare, perché fa parte delle mie corde. Ambientata in un mondo talmente lontano dal nostro che potrebbe essere inventato, l'antico impero cinese.

Siamo ai tempi del saggio imperatore Altoum, ma questi non sono anni felici per la Cina: sua figlia Turandot, in età da marito, ha stabilito che chi ambisce alla sua mano potrà averla solo dopo aver sciolto tre enigmi. Data la sua bellezza, sono stati moltissimi i pretendenti accorsi a sfidare la sorte, anche da paesi lontani... Quando il principe Calaf, col padre Timur e la fedele schiava Liù, giunge a Pechino, è una notte di sangue: l'ultimo pretendente alla mano della Principessa ha fallito, come tanti che lo avevano preceduto, la prova degli indovinelli. Il prezzo lo conosceva: il boia farà cadere la sua testa. Calaf maledice tanta crudeltà... ma Turandot appare fuggevolmente sul balcone, a negare la grazia che il popolo le chiedeva per il povero pretendente, e il Principe comprende da dove tanti uomini avessero preso tanto coraggio, o tanta follia: perché la bellezza della feroce Principessa è tale che in un momento anche il cuore di Calaf ne è vittima, portandolo a dimenticare la maledizione e a suonare tre volte il gong che annuncia alla Corte l'arrivo di un nuovo pretendente. A nulla sono valse le preghiere del padre, di Liù, degli stessi ministri. Davanti alla Corte e ad una gran folla, la Principessa compare a porre i suoi insolubili indovinelli. In questo modo, secondo lei, potrà rendere giustizia ad una sua antenata, irretita dal falso amore di un principe che s'era invece preso la sua vita. E Calaf li scioglie tutti, acclamato dalla folla stanca di tanto sangue, accompagnato dal sollievo dei suoi cari e dello stesso Imperatore. Turandot supplica il padre di non darla allo Straniero, ma Altoum è inflessibile, il giuramento è sacro e inviolabile, anche per lei. Ma il Principe non vuole Turandot contro la sua volontà, perciò le propone lui un enigma: se entro l'alba la Principessa scoprirà il suo nome, sarà sciolta dalla promessa e lui sarà pronto ad offrire il capo al boia. Nessuno dorma a Pechino! Chiunque dovrà darsi da fare per scoprire il nome del Principe Ignoto. E Turandot è davvero disposta a tutto: avendo visto Timur e Liù in compagnia del Principe, la Principessa li fa condurre davanti a sè. Liù si rivela il personaggio più epico della vicenda, quello dotato di vero coraggio, quello animato dall'amore più vero: dichiara di essere la sola a conoscere il nome del suo giovane padrone, salvando così Timur dalle torture, e per non rischiare di essere lei a cedervi, prende un pugnale da una delle guardi e si trafigge. Tutti i presenti si allontanano trasportando la salma dell'eroica Liù, Turandot e Calaf rimangono soli. Il Principe allora afferra la donna, e a forza la bacia... e questo finalmente pare sciogliere il gelo dal cuore di Turandot, che gli confessa di averlo, fin dall'inizio, amato ed odiato al tempo stesso, poiché lui era stato l'unico capace di turbarla. Calaf le sussurra all'orecchio il proprio nome, consegnandole così la propria vita. E' l'alba, e tutti aspettano che Turandot riveli il nome del Principe Ignoto o gli si consegni come sposa. La Principessa dichiara di conoscere il nome dello straniero. Lui si chiama... "Amore!" ...e finalmente tutti possono vivere felici e contenti (tranne la povera Liù, ma di questo nessuno pare più ricordarsi...)

Io non sono in realtà un'appassionata di opera, come ho detto quel che mi piacque fu la storia che veniva raccontata. E forse la "Turandot" non è conosciuta dai non appassionati come me, che la ascoltai perché i miei genitori avevano comprato il vinile. Ma la sua romanza più famosa, quella sì che è conosciuta da tutti.
Scommettiamo?

domenica 29 giugno 2008

strap.



«25 gradini. Lo sapevi?»
In effetti, no. Sette anni nella casetta di Viale Monza, e non avevo la più pallida idea di quanti scalini ci volessero per arrivare alla mia porta. Primo piano, una fortuna, non avendo l'ascensore.
L'ho salutata pr l'ultima volta un paio d'ore fa, la mia casetta di viale Monza. Il mio primo trasloco (in realtà no, ma a pochi mesi di vita i ricordi tendono a svanire)... e se consideriamo il fatto che, essendomi rimasto molto del gatto che ero nella mia vita precedente, io mi affeziono moltissimo ai miei luoghi, arrivando a sentirmi triste quando alla fine della vacanza si fa l'ora di lasciare la camera d'albergo... immaginatevi un po' voi.
Sette anni non sono pochi, nonò. Anche se non sono stati tutti momenti belli, ma è normale. Che ne poteva la mia casa dei miei sopracitati momenti brutti?:) Sette anni sono poco meno di un terzo della mia vita. "Tutti traslocano... ma come fanno?" ci chiedevamo io e Sofia, riferendo la domanda alla sfera emozionale, non al lato pratico.
Così fanno, prendono coraggio e chiudono la porta. Viene il momento-cerotto, quando desideri che l'ora di chiudere arrivi presto, uno strappo e via...
Non ho fatto tutto tutto. Così è come se una piccola parentesi rimanesse sempre aperta, e non me ne fossi andata del tutto.
Ciao casetta... ricordati di me che mi ricorderò di te...
...sorriso.

martedì 24 giugno 2008

Finito.

Oh accidenti, sì. Finito. Chiuso Photoshop sull'ultima tavola del mio "Mare sul tetto", che adesso è tutto bello pulito e letterato.
Fa un certo effetto, perché finalmente chi lo vorrà potrà conoscere la storia non dal mio racconto, ma leggendolo, facendosi lui le sue idee e le sue impressioni. Facile raccontare un proprio fumetto a parole: si possono spiegare i sottintesi, si possono citare le battute con la giusta interpretazione... glielo spieghi tu al tuo ascoltatore, quello che volevi dire. Ma se l'ascoltatore diventa lettore... lì devi aver realizzato bene quello che avevi in testa: se non hai azzeccato i tempi, la gestualità, le immagini - da sole e in accordo coi testi - puoi aver avuto l'intenzione migliore del mondo, ma questa si è fermata lì, nella tua testa, visibile solo a te. Accidenti che incubo...
In effetti ancora nessuno ha letto il fumetto finito... non ci avevo pensato, e questo mi spaventa un po'... eheh.
...per intanto ecco tavola due.

venerdì 20 giugno 2008

Suono notturno di ninnananna


A me, l'avrò già detto, piace inventare storie tanto quanto disegnarle.
Così nacque quest'altra storia qui, ancora una favola, ancora serena e sognante. Oggi mi piacerebbe cimentarmi anche con temi un po' più "tormentati", inserire qualche elemento di conflitto (e infatti un'altra storia ancora, la seconda avventura dei personaggi de "Il mare sul tetto", è così), provare a scrivere una favola nera alla Tim Burton (altro regista tra i miei "Maestri", insieme al già citato Miyazaki)... ma questa è un'altra storia, o meglio, sono altre storie...
"Suono notturno di ninnananna" nacque l'estate scorsa, e solo quando fu finita mi accorsi che la trama ridotta all'osso era la stessa de "Il mare sul tetto": la nostalgia di una vecchina per qualcosa che amava tanto e che da tempo non aveva più, e l'avventura della sua nipotina (in questo caso bisnipotina, e di qualche anno più grande di Sara, protagonista dell'altra storia) per poterle ridare ciò che aveva perduto. Evidentemente è un'idea che mi coivolge molto più di quanto io non creda...
A parte questo, gli avvenimenti sono del tutto diversi. In particolare, c'è un prologo di cinque tavole, di cui questa quassù rappresenta la prima, la cui atmosfera mi venne suggerita da una canzone, "Razor" dei Foo Fighters... ascoltatela, e poi ditemi se non vi evoca la pace di una serena nottata estiva, cielo blu profondo, un sacco di stelle, magari qualche lucciola... io non so perché, ma quell'arpeggio di chitarra mi porta alla mente anche alberi, una danza, il profumo dello Zampirone, che mi piace un sacco. Mi chiedo perché... probabilmente qualche spettacolo a Vignaledanza, quand'ero piccola. Ma è una visione calda e serena, che spero di essere riuscita a mettere un pochino in questa pagina...

giovedì 19 giugno 2008

Onesti ingannatori

Ecco qua una storia scritta l'anno scorso.
Una strana apparizione nel salotto di una tranquilla casa di persone anziane... niente di pauroso, però strano sì... chi è il visitatore, mai visto prima anche se in fondo ha un'aria familiare? Perché è comparso proprio lì, davanti a Filippo, e perché Filippo è l'unica persona della casa che pare in grado di vederlo?

Sono riuscita ad ingannarvi? Questa storia era un esperimento su un tipo di trama che mi piace molto...
Lunedì sera l'avete visto "Match point"? E' uno dei miei film preferiti: adoro il modo in cui il buon Woody ti accompagna, tenendoti per la manina, in una certa direzione, per poi risolvere tutto all'esatto opposto. Ma la cosa funziona perfettamente, e lui non ti ha ingannato neanche per un attimo, anzi ti ha dato tutti gli elementi che portano a quella conclusione del film... solo, era naturale, grazie anche a come lui presenta i fatti, pensare a un finale diverso.
In generale, ho sempre amato i racconti, siano film o fumetti o romanzi, che ti ingannano in maniera onesta - strano gioco di parole, ma è proprio così - dandoti tutti gli elementi, non tacendo nulla, ma portandoti a pensare che le cose siano, appunto, all'opposto di come - scoprirai solo alla fine - esse siano in realtà.
Altri esempi? "Il sesto senso" o "The others", genere diverso ma stesso concetto. Oppure un romanzo letto di recente, "Mani Nude" di Paola Barbato, autrice conosciuta sulle pagine di Dylan Dog, che mi piace molto perché è solita tessere trame ambigue di questo tipo; il finale del suo ultimo romanzo ti tira uno schiaffo che assolutamente non ti aspetti, ma che, tornando indietro a ripensare a quello che è successo, funziona alla perfezione tanto quanto l'idea che ti eri fatto durante lo svolgersi della storia, quando gli altarini non erano ancora stati svelati.
E così ho provato anch'io a scrivere una storia di questo tipo. Ci sono riuscita? Non lo so. Sarà un problema mio, ma avendola inventata, quindi sapendo dove volevo andare a parare, ho perso l'obiettività per leggerla come se invece non ne conoscessi il finale già da subito...

mercoledì 18 giugno 2008

Il mare sul tetto - Parte Seconda: l'idea diventa storia!

In realtà avevo un'altra fonte d'ispirazione, a cui l'atmosfera respirata a Varazze s'era unita, e che l'aveva completata, e quest'ispirazione veniva dall'ultimo film di uno dei miei registi preferiti, Hayao Miyazaki, maestro nel creare suggestioni magiche e sognanti, racconti che in superficie sono favole ma toccano anche temi profondi. Mi era rimasta impressa la sequenza del Castello errante di Howl in cui Sophie e il Mago camminano nel cielo, galleggiando da un tetto ad un altro... chi non ha mai sognato di volare? Tutto questo bagaglio suggestivo s'installò nella mia testa, aspettando il momento in cui si sarebbe definito ed avrebbe dato il via alla mia storia...

Un pesciolino rosso in una boccia, e la boccia per guardarci attraverso il paesino e le persone, per renderle buffe. Una bambina, a portare in giro la boccia, a vederci attraverso un omino, reso brutto dalla deformazione, ma in realtà ancora più brutto se guardato "al naturale". Omino consapevole del suo aspetto, che perciò ha scelto un mestiere che lo nascondesse il più possibile agli occhi delle persone. La nonna, infine, la nonna della bambina, che per qualche motivo... è triste. Ed è cieca come una talpa, per cui guarda il mondo attraverso degli occhiali tanto spessi che deformano anche loro, come se si guardasse dentro la famosa boccia.

Tutte idee che sembravano presentarmisi da sole, frutto di chissà quali strane ed inconsce associazioni mentali, e rendevano sempre più palpabile quel primo, piccolo fantasmino di idea da cui tutto era partito.
Fino ad arrivare alla storia com'è oggi: il mare, i tetti...



lunedì 16 giugno 2008

La Sere e la scaramanzia

Domani di nuovo a Milano, per chiudere un altro pezzettino di casa (dolceamara malinconia), poi per incontrare un amico che è anche un maestro (o un maestro che è anche un amico?); tra le due cose, un altro impegno di cui ora non parlo perché nella scaramanzia non ci si crede mai però sempre meglio non correre rischi...:)
Tra l'altro, a proposito di scaramanzia & affini, io non lo so, sarà un caso, ma tutte le volte che parlo dei miei fumetti con la mia amica Serena, quella che studia all'estero perciò non c'è quasi mai...
no, niente, scatta di nuovo l'omertà scaramantica. Tu però, Sere, continua così...
Sì, lo so che di queste frasi qua sopra non si è capito niente. Vedremo se un giorno verranno spiegate... la mia speranza è che succeda, poi vediamo se la Serena farà bene il suo lavoro di portafortuna più o meno inconsapevole.

Qua sotto ho raccontato la nascita dell'idea della mia storia d'esame alla Scuola del Fumetto. Ma non è solo un esame, per me, o almeno, spero che non rimanga solo questo: di quella storia mi sono davvero innamorata, perciò sto cercando e cercherò di farla "conoscere al mondo". Mi piace l'idea di raccontare qua sopra tutti i passaggi della sua gestazione... e alla fine magari non sarò l'unica ad essermici affezionata... questo sarebbe bello, ma insomma si vedrà.
Il mio blogghino però non sarà solo questo: pubblicherò presto altri disegni ed altre storie, non solo "fumettate": proprio perché io non amo solo disegnare, o per meglio dire, amo i fumetti perché raccontano una storia non solo attraverso le parole, ma unendole in simbiosi perfetta e inscindibile con i disegni; ma non essendo ancora una pVestigiosa disegnatVice - come scrisse la Sabbri in un post di qualche giorno fa - mi accontento anche di scrivere solamente, mentre vedo di perfezionarmi nel disegno, a cui non vorrei davvero rinunciare.
Accontentarsi, poi... come se scrivere mi piacesse meno che disegnare... ho provato un sacco di volte a pormi la domanda: "Ma se proprio proprio dovessi scegliere: disegnatrice o sceneggiatrice, l'una o l'altra cosa, aut-aut, cosa sceglierei?"...eeeeh sarebbe un bel casino.

Potrei pubblicare una storia scritta da una me stessa i cui anni di età stavano comodamente sulle dita di una mano (cosa che si nota dalle vocali, ogni tanto lasciate all'abilità di deduzione del lettore), quando scrivevo su ogni foglio mi capitasse sotto tiro e in qualche caso era il foglio stesso a suggerirmi la storia... questo qui, che era un ritaglio di un foglio di carta da pacco a forma di L, mi evocò l'immagine di una passatoia rossa, che dall'ingresso del castello conduceva al trono della bellissima Principessa... tra l'altro, storia dietro, disegno davanti. Ero già una pVestigiosa illusVatVice e scVittVice...:) ecco, potrei pubblicarla. Ma anche no.
Però così magari qualche pellegrino che capiti da queste parti si sente solleticato nella sua curiosità e vuole conoscere qualche alrta storia, mh?
Perciò a breve qualche racconto, promesso. E qualche altro disegno che accompagni la suddetta gestazione della mia prima criatuura [da leggersi con accento napoletano]...

venerdì 13 giugno 2008

Il mare sul tetto - Parte Prima: nasce un'idea...

Due anni fa Ale e io facemmo una delle mie Gite Cariche di Ricordi, e ce ne uscimmo perciò al casello di Varazze.
A Varazze io me ne andavo in vacanza per qualche settimana durante l'estate, quando ero gagna (cioè piccola! E' divertente quando lo dico senza pensarci - qui dalle mie parti si usa abitualmente - e i miei amici di Milano e dintorni sgranano gli occhi e dicono "Cos'è che eri??"). A quei tempi era carina, ma insomma nientediché. Due anni fa, che erano anni e anni appunto che non ci tornavo... s'era fatta proprio bella. Sempre lei, come me la ricordavo, però le case erano ridipinte, restaurate, l'impressione era di una grande cura per riportare il vecchio "budello" a com'era un tempo... caratteristico senza essere cadente.

Ce lo siamo fatto tutto più di una volta, Ale e io, a indicarci le cose più carine; e sarà stata la nuova bellezza di quella via lunga e stretta, saranno stati i ricordi che mi ritornavano alla mente (a partire da immagini e da odori, anche, forse soprattutto), ma c'era un'atmosfera particolare, accogliente, serena e vivace al tempo stesso. Alzo lo sguardo: "Guarda in quel vicolo, quegli archetti che uniscono le case... ce ne sono tantissimi, in quasi tutti i vicoli! Pensa una storia in cui due personaggi abitano in due case una di fronte all'altra, e per incontrarsi escono su uno di quegli archetti!"

E questo è stato l'embrione dell'idea. Quell'atmosfera dolce e vivace, e un archetto a fare da trait d'union fra qualche cosa...
Oh, e il mare, sullo sfondo ma protagonista, protagonista senza essere personaggio.

Un paesino di mare, case rosa e gialle. Gli archetti. L'atmosfera.



Si comincia... dalla fine!

Periodo strano questo qui.
Una settimana fa è finita una vera e propria epoca, per me. Ora se ne apre un'altra che si potrebbe chiamare "Il Resto Della Mia Vita". Che detto così suona un po' melodrammatico, ma melodrammatico non vuole essere, per niente. Anzi, con tutto che io sono di carattere malinconico (e meteoropatica al contrario... non avete visto che belle giornate autunnali ci sono state in questi giorni? Che volete, a me piace l'autunno. E l'inverno. Magari un giorno ve lo racconto.), insieme alla nostalgia per questa parte della mia vita che è cambiata sta cambiando e cambierà, mi sento piena di aspettativa... la parola giusta è curiosa, sono curiosa di sapere come va avanti la storia, fosse un libro mi verrebbe da saltare qualche pagina e sbirciare un po' più avanti...

No, in realtà non lo faccio mai; però questo è uno di quei momenti salienti in cui se ti chiamano per la cena, e magari hai anche la pancia che brontola, continui a chiedere "Un attimo!" perché non puoi proprio aspettare quella mezz'ora per sapere cosa succede dopo. Nella vita vera saltar le pagine non si può, quindi non resta che rimboccarsi le maniche e cercare di leggere più veloce... ovvero mettersi in moto perché le cose succedano. Occhio alla frase storica: perché il nostro libro ce lo scriviamo noi... lo so, banalità banalissima, ma la sostanza è vera.

Ma non l'ho mica ancora detto, qual era questa epoca che è finita...
Sette anni - numero simbolico, tra l'altro, e io adoro le simbologie - a Milano, parecchio controversi. Quattro al politecnico, perché dopo il liceo si fa l'università, no? No, ma l'ho scoperto dopo. Non troppo tardi, per fortuna. Perciò laurea breve perché ciò che si comincia si finisce (e ormai non mi mancava molto), e poi fuga veloce come il vento alla Scuola del Fumetto, per cercare di fare della mia passione anche il mio mestiere. E qui sono tre anni.
...che venerdì sono già finiti. E lo so che è un'altra banalità colossale, ma come £$=&/$ vola il tempo...

Non amo molto i post lunghi. Della Scuola vi parlerò, forse anche subito, perché l'argomento merita, oh sì. Ora voglio concludere questo mio post inaugurale, sperando che dopo averlo letto vi venga la voglia di leggere anche quelli che scriverò in futuro. Questo blog ha questo significato: ammazzare la mia infinita timidezza, così da farmi conoscere, per come sono e per quello che faccio, in cui vi assicuro di me stessa c'è davvero tanto, e - spero! - farmi apprezzare... non solo in ambito "lavorativo".
Allora a presto? :)