lunedì 26 gennaio 2009

Il Meraviglioso Uomo Orologio

C'è' chi questo raccontino lo sta aspettando da qualche giorno... me compresa, visti tutti i ritocchi-cambiamenti-taglia-e-cuci e così via.
Frutto di un "brainstorming" estemporaneo sulla chat di facciabùk, scaturito in realtà da una presa in giro all'amico Beppe:

"Quest'anno esce un film tratto da un fumetto molto figo: "Watchmen". Lo si va a vedere per forza".
"E di cosa parla?"
"Parla... di un uomo orologio. Watch-Man, capito? Lui è un supereroe, e..."


(C) Gea Ferraris
Non è che girare le lancette di un orologio significa manipolare il tempo… per cui anche l’Uomo Orologio vi doveva sottostare, non diversamente da qualsiasi altro essere vivente (e in effetti, non vivente).
Questo non sarebbe stato un problema, per lui, se fosse stato un semplice orologio; ma sfortunatamente era un Uomo Orologio, e la sua assoluta impotenza contro il tempo che passava spesso lo faceva soffrire.
Allo stesso modo, un’altra cosa lo attanagliava. Un problema inesistente per un uomo, ma lui, sfortunatamente, era un Uomo Orologio, e in quanto Uomo Orologio, andava a carica automatica. E se si scaricava, moriva.

Dire che il problema era piccolo, che in fondo gli sarebbe bastata una passeggiata (magari in centro, magari durante i saldi, ché gli spintoni aggiungessero movimento), o una bella corsa, è ragionare in modo semplicistico e superficiale: fatte le debite proporzioni tra un uomo ed un orologio, si capisce bene che i movimenti dell’Uomo Orologio sarebbero dovuti essere ben più ampi ed eclatanti: gesti da supereroe.
Chiaramente, se si parla solo di necessità di movimento eclatante, anche le cattive azioni sarebbero andate ugualmente bene; ma, fortunatamente per l’umanità, l’Uomo Orologio era di indole profondamente buona.
…sfortunatamente per lui, che se avesse scelto la cattiva strada, di certo sarebbe stato più facile caricarsi a dovere tutti i giorni.

Così l’Uomo Orologio divenne ben presto l’eroe della città, poi della nazione, infine del mondo intero. Tutti lo amavano, tutti lo amavano e lui ugualmente sentiva di non potersi legare a nessuno: troppa paura di far pagare l’amore con il pericolo, eterno dilemma dei supereroi.

Finché qualcosa cambiò. Lentamente, in realtà.
Cominciò col riuscire a portare a termine ogni giorno tutti i compiti supereroistici che si era prefissato.
Continuò riuscendo a trovare qualche ora da dedicare a sé stesso.
Andò avanti che le ore per sé stesso erano sempre di più.
Finì che, semplicemente, non c’era più Male da combattere.

L’umanità, indescrivibilmente felice, inneggiava all’eroe che l’aveva salvata, del tutto ignara del fatto che ciò che la riportava alla vita accompagnava lentamente il suo salvatore alla morte.

Cosa poteva fare l’Uomo Orologio? Pensare per una volta unicamente a sé stesso, e diventare quello che aveva sempre combattuto? Il pensiero lo schifò, e provò ad edulcorarlo: si vide nera Penelope, a tessere di notte trame criminose che avrebbe disfatto durante il giorno. Lo fece solo ridacchiare amaramente.

Una nota positiva, però: finalmente avrebbe potuto amare qualcuno, da un animaletto a una persona, prendersene cura ed essere ricambiato da ben più di un’idolatria necessariamente unilaterale e da lontano.
L’Uomo Orologio uscì per strada finalmente per conoscere la gente, non per salvarla; e poi andò al cinema coi suoi nuovi amici, e infine in pizzeria. Alla fine della serata, la sua nuova e bella amica tornò a casa con lui, e passarono insieme le ore migliori della giornata prima di addormentarsi stanchi e felici.
L’Uomo Orologio si prese anche un gatto.


- Momentanea interruzione -

Ehm ehm, scusate. E' necessaria una spiegazione di quanto state per leggere: perché siamo al finale, e il finale è la parte forse più importante di una storia.
Scrivere dell'Uomo Orologio è stato così interessante che di finali gliene ho trovati addirittura... tre.
E sarebbe interessante sentire quale di questi tre vi sconfinfera di più... se vi va, rispondete al sondaggio qui a fianco! O magari ne trovate anche altri, perché no? Viva l'Uomo Orologio!:)

- Fine dell'interruzione –


FINALE ZEN

Ed ogni giorno che trascorreva lo rendeva felice, anche se ogni sera se ne andava a dormire, pur se impercettibilmente, un po’ più stanco di quella precedente. Ma tutto ciò che riusciva a pensare era “Chi l’avrebbe mai detto che la carica sarebbe durata così a lungo?”.

Il giorno in cui gli fece visita uno scienziato, che aveva chissà come scoperto il mistero della sua carica e gli offriva di modificargliela («Con le pile niente più problemi di movimento, dovrà solo ricordarsi di cambiarle una volta all’anno»), l’Uomo Orologio semplicemente rifiutò.
Non voleva una carica eterna, quando alla sua donna, ai suoi amici, anche al suo gatto, un giorno la carica si sarebbe esaurita.
«Ma non so dirle quanto durerà ancora la sua carica, signor Uomo Orologio!» protestò lo scienziato.
Gli rispose con un sorriso:
«E cosa c’è di più normale di questo?»


FINALE AMMICCANTE

I giorni passavano, e lui si sentiva felice. Via le settimane, via i mesi. Nemmeno il più piccolo mancamento.
“Tutto quell’affanno supereroistico, e guarda invece quanta autonomia” si ritrovava a pensare, con un sorriso ironico sul volto.

Come ogni mattina, aprì gli occhi e questi gli si riempirono della visione di Lei, amica e compagna e amante fin da quella sua prima serata da persona normale. S’erano piaciuti da subito, immediatamente andati d’accordo. E la loro intesa era proprio perfetta, sotto ogni punto di vista: c’era amore, e c’era passione, sempre con lo stesso slancio delle prime volte.
Lei si mosse, e anche i suoi occhi si aprirono. Un sorriso, una carezza, un bacio. Lo guardò negli occhi:
«C’è ancora tempo prima di alzarsi…»
Lo accolse tra le sue braccia, e sorrise, furbina.
«Il movimento migliore prima di alzarsi… ogni mattina…»


FINALE IRONICO

La sua vita, ora normale, scorreva felice col suo gatto, i suoi amici, la sua donna.
E tuttavia non poteva essere tranquillo neanche adesso. Nessuna ricompensa per aver sconfitto il Male, perché amare lui continuava ad essere una promessa di sofferenza, con questa spada di Damocle della fine della carica.
Si consolò amaramente dicendosi che la sua vita era ben poca cosa, in confronto al Bene Universale che avvolgeva ora la Terra.

Spesso, si sa, grandi cose cominciano a partire da un fatto piccolo e normale: in questo caso furono cinque o sei cagnetti appena svezzati, in cerca di un padroncino, e due bambini che si trovarono a desiderare lo stesso cucciolo.
“E si azzuffarono!”
No.
Perché sulla Terra regnava il Bene: di conseguenza il primo bambino offrì immediatamente all’altro di prendere il cucciolo.
Solo che anche il secondo bambino fece lo stesso.

Chi si trovò a passare di lì un paio di giorni dopo, li trovò ancora a discutere sorridenti, mentre i loro genitori (e un centinaio di curiosi), tutti gentili e disponibili, affrontavano la situazione da adulti, e non venivano ugualmente a capo di nulla.

Contemporaneamente, nel mondo, centrali di polizia e tribunali brulicavano di criminali di ogni rango, dal ladro di polli al politico in odore di mafia, che dopo essersi autodenunciati insistevano per vedersi comminare la giusta pena, mentre giudici e poliziotti cercavano, senza riuscire, di rimandarli a casa, perché tutti possono sbagliare e hanno diritto ad una seconda possibilità.
Imprenditori, banchieri, sceicchi, calciatori e così via gettavano il proprio denaro dai loro supersuv, mentre i passanti facevano a gara a raccoglierne il più possibile, ma solo per offrirlo a chi si trovava lì vicino, che con le mani altrettanto piene lo rifiutava e cercava di offrire il proprio.
Popoli in lotta per il dominio dello stesso territorio se ne ritiravano contemporaneamente, lasciandolo deserto e disabitato e iniziando a vagare per il mondo.
E non era che l’inizio.

Fu così che l’umanità ebbe di nuovo bisogno dei gesti eclatanti dell’Uomo Orologio: che l’aiutasse, dopo aver liberato dal nero un mondo da sempre conosciuto come grigio, ad abituare gli occhi al bianco abbagliante.
L’Uomo Orologio riprese a risolvere problemi.
E soprattutto, risolse quello della sua carica quotidiana.

lunedì 19 gennaio 2009

Ancora sulla pubblicità...

...stavolta nulla di fastidioso, ma solo di molto ridicolo.
Questi erano i Tarallucci del Mulino Bianco, e la bambina (bionda, bellissima, con il vento nei capelli - in cucina??? -) diceva davvero questa frase...

(C) Gea Ferraris
La domanda sorgeva spontanea...:)

Un grazie comunque ai pubblicitari, che non fanno mai mancare materiale per vignette umoristiche... forse è questo il loro vero scopo? Nel caso ci riescono benissimo.
A presto col prossimo Sput... pardon, spot.

venerdì 9 gennaio 2009

Cose che capitano

Blogger ha fatto casino (o per meglio dire è probabile che IO l'abbia fatto... ma la colpa è comunque di Blogger, perché non ha senso). Questo post sarà ripristinato al più presto. Dannaz$%&%$£%&