giovedì 19 febbraio 2009

Ancora sul Meraviglioso Uomo Orologio

Fine del sondaggio!, si tirano le somme:

vince!: il finale zen, col 50% dei voti, dimostrando che in fondo anche in questi tempi bui e dissoluti si ha ancora voglia di buoni sentimenti... o forse che si ha voglia di buoni sentimenti proprio perchè intorno ce ne sono rimasti ben pochi! mah...

Al secondo posto si piazza il finale ironico, 33%, seguendo il mio motto preferito "l'ironia ci salverà"

Chiude il finale ammiccante, 16%, che pensavo avrebbe riscosso più successo... e invece prevalgono romanticismo e ironia, e la cosa mi fa anche piacere!

Nove voti, sei voti e poi tre, sono anche in proporzione tra loro... ma questa informazione è puramente accessoria.

Bene! Ma non è finita qui.
Vi presento il primo ospite della Favola Blu! Si tratta dell'amico Mark Wain, che ha letto la storia dell'Uomo Orologio e trovando interessante il personaggio ha voluto rappresentarlo alla sua maniera... perciò ecco qui il suo racconto sull'Uomo Orologio, corredato da una mia illustrazione, perché anch'io ho trovato interessante quello che ha raccontato... buona lettura!



(C) Gea Ferraris
L’uomo-orologio è un supereroe, ma anche i migliori ogni tanto hanno dei piccoli difetti di “salute”. E quando succede, per lui non sono momenti piacevoli. Fin da quando era un piccolo bimbo-orologio non sopportava gli orologiai. Quando sua madre gli urlava - ehi!! Si può sapere dove sei?? Dobbiamo andare dal signor Breil! Sbrigati!! Lo sai che il negozio chiude alle 19.03 in punto!!- lui correva sempre a nascondersi sotto il suo letto. Ma naturalmente era tutto inutile. Le madri ne sanno una più del diavolo e non si possono mai imbrogliare!

Anche ora che era un adulto le c
ose non erano cambiate. Però quella mattina aveva dovuto vincere le sue paure e correre a rotta di cinturino dal signor Breil. Si era svegliato con un problema tanto serio quanto curioso. Da qualche giorno in città sembrava esserci il raduno internazionale dei brutti ceffi e dei delinquenti e in conseguenza di ciò l’uomo orologio aveva dovuto lavorare senza interruzioni per giorni e notti intere. Ora, come tutti ormai sapete, l’uomo orologio aveva bisogno per caricarsi di compiere buone azioni e infatti mai si era sentito tanto forte e di buon umore come la sera prima, quando aveva finalmente fatto ritorno a casa dopo ore e ore di eroiche fatiche. Il problema aveva iniziato a manifestarsi durante la notte. Strani incubi avevano popolato la sua mente e gli avevano causato più volte il risveglio tra sudori freddi. Aveva sognato di quando da bambino aveva bucato senza motivo il pallone da calcio di un suo compagno di scuola e di quando qualche giorno prima aveva mentito ai suoi genitori per evitare una noiosa cena di famiglia. Ma era un altro l’incubo che più degli altri lo angosciava e che l’aveva spinto nonostante la sua atavica repulsione ad andare a chiedere aiuto all’orologiaio. Non si poteva forse nemmeno parlare di vero e proprio incubo. Era stato più un fotogramma. Si era visto in una strada buia inginocchiato vicino a un uomo sconosciuto disteso e apparentemente morto. E quando aveva teso una mano per toccare il cadavere si era accorto che teneva stretto in pugno un coltello da cucina sporco di sangue.

- E’ tutto chiaro - disse a
nnuendo il signor Breil - Il numero elevato di buone azioni di questo ultimo periodo deve aver causato un sovraccarico nel tuo orologio centrale, signor uomo-orologio. E questo a sua volta ha causato dei mini viaggi temporali casuali nel passato e nel futuro. - Ho capito - rispose pensieroso l’uomo-orologio. - Ma quello che mi chiedo è… insomma… il passato corrispondeva esattamente alla realtà. E’ possibile che anche quello che ho visto nel futuro sia quello che accadrà realmente? - Lo so cosa stai pensando. Ti conosco bene e questa paura l’hai sempre avuta. Hai il terrore di essere costretto a compiere gesti malvagi per ricaricarti quando il male non esisterà più. Ma io non so proprio come risponderti. L’uomo orologio annuì lentamente e mestamente.

Quella notte, così come molte altre notti seguenti, non dormì. Non riusciva ad accettare che lui, supereroe ammirato da tutti, in futuro avrebbe potuto trovarsi di fronte a una scel
ta in cui si trovano spesso tante persone normali: vivere onestamente o morire.

Mark Wain

sabato 14 febbraio 2009

E anche quest'anno, la Festa degli Innamorati

...detta anche e più calzantemente (si dice "calzantemete"??) la Festa della Perugina: avete già comprato cioccolatini e pupazzetti puccettosi?:)
Ma a parte i miei commentini sarcastici e aciduli, qualcosa in tema ce l'ho: ecco qua la mia risposta alla Sfida Puscia di San Valentino! Mi raccomando, fate un salto sul blog Puscio a vedere i lavori delle altre sorelloske... un sacco di modi di interpretare il romanticismo!


Più che camminare, zampetta, cercando di non fare rumore perché nessuno si possa sentire disturbato dalla sua presenza. Tutta una vita così, a sentirsi in colpa di essere al mondo. Eppure, in fondo, non ha molta importanza, perché la musica mette ali alle sue dita e ora qualcosa di nuovo mette le ali ai suoi piedi, per arrivare più in fretta nel posto dove sta andando. Il primo amore che si senta di vivere, il primo amore corrisposto.

Tira fuori dalla borsa gli spartiti, li sistema sul leggio del grancoda dell’Accademia, si siede.
Quando entra la ballerina non può non restare abbacinato, perché è bella come la sua amata, e come Lei quando si muove sembra galleggiare priva di peso; ma ugualmente non è Lei, perché quella non è la leggiadria di una piuma, ma di un fiocco di neve, bello eppure gelido. Lei lo guarda per un attimo, e sul suo bel volto altero si dipinge la delusione di vedere seduto al pianoforte non quell’altro pianista, unica persona capace di scaldarle il cuore, ma solo quell’omino goffo, insicuro e un po’ curvo su se stesso.

(C) Gea Ferraris
Le prime note rompono il silenzio, e sembrano piccole scintille a punteggiare una coltre di buio. Poi sono stelle, e infine divampa un sole caldo che sembra estate, ma non quella afosa e pesante di un agosto continentale. Una brezza di note scintillanti solleva il fiocco di neve, e lo trasporta con sé, e la neve si scioglie, ridando calore alla piuma che teneva prigioniera. Lui le sorride, ora che è tornata, e non si accorge che in quel momento anche il suo guscio si rompe, così che ora anche Lei lo può finalmente riconoscere, e ricambiare il sorriso di cuore. In questa maniera, da lontano, continuano a parlarsi d’amore, volando con le note, ognuno a modo suo, in una ballata che è dolce e malinconica al tempo stesso. Perché se è la musica ad unirli, è anche ciò che li tiene lontani. Cosa accadrebbe se Lui si alzasse per abbracciarla? Se Lei desiderasse tenerlo per mano mentre lo guarda?
Non ci pensiamo, la musica continua. Inutile pensare a che accadrà quando tornerà il silenzio… fingiamo così, che non tornerà mai.

L’eco dell’ultima nota piano piano si zittisce, e non può essere altrimenti. L’ultimo sguardo si spegne, la piuma torna ghiaccio, il guscio si richiude.


Fino alla prossima sonata.

martedì 10 febbraio 2009

A6 fanzine!

Cara gente, è finalmente online il nuovo numero di A6 fanzine, la rivista della sorelloska puscia IsaComics!!! Tema: l'erotismo in tutte le sue svariate sfaccettature... su su, che aspettate a darci un'occhiata?:)

...e se seguite il profumo di cioccolato, potrete anche trovare questa illustrazione di me medesima... grazie ancora Isa! :)

(C) Gea Ferraris - A6 fanzine

martedì 3 febbraio 2009

Elovun


(C) Gea Ferraris
Metti un pomeriggio di sole, il primo che sembri primavera, non importa che non lo sia davvero, o che viceversa invece sì. È sufficiente che lo sembri, così si può finalmente lasciare a casa il giubbotto, e sedersi sul prato col naso piantato all’insù non fa più gelare il sedere.
Se poi sei bambino, su quel prato ti ci rotoli fino a impanarti d’erba, (tanto passeranno anni prima che ti possa – o ti debba – interessare cosa siano i programmi della lavatrice). E salti e giochi e ti picchi scherzosamente con gli amici, così quando sei stanco è ancora più bello starsene lì con la schiena a terra e il naso in su, mentre il respiro si calma.

Guarda che cielo che c’è oggi pomeriggio.

Quante cose sono le nuvole? Tutto quello che vuoi, probabilmente, e di certo anche qualcosa d’altro a cui ora non stai pensando, ma che qualcun altro in altri spazi e altri tempi ha pensato sta pensando o penserà.

«Quello è un coniglio, con le orecchie luuuunghe!»
«…aspetta, aspetta, dove?»
«Un pochino lì a destra, proprio sopra il salice, lo vedi? »
«Uh sì, eccolo! È vero, ha proprio le orecchie lunghe! L’hai visto, Tommy?»

Non è che Tommy sia antipatico. Però è tanto tanto timido, l’ha detto anche la maestra: “Dovete aiutare Tommy ad essere vostro amico, perché per lui non è facile”. Così gli altri bambini, un po’ per bontà, un po’ per curiosità verso quel bambino così strano, lo chiamano a giocare con loro. E lui partecipa ai giochi… solo che lo fa sempre a modo suo.

«A me sembra un topo capovolto»

L’avevo detto o no che giocava a modo suo? E al gioco delle nuvole Tommy vedeva oggetti e animali come tutti gli altri bambini… però li vedeva a testa in giù (era rimasto famoso quel dittafono capovolto di fine luglio, un po’ perché era stata la prima volta che avevano giocato insieme a guardare il cielo, un po’ perché nessuno dei bambini aveva idea di che diavolo fosse un dittafono).

Ah, ma stavolta sono preparati. Si scambiano occhiate d’intesa pronti a scambiare anche il punto di vista di Tommy. La logica è cristallina: se Tommy vede tutto capovolto, non potendo capovolgere il cielo sarà più che sufficiente e non molto difficile capovolgere Tommy stesso.
Lo aiutano a reggersi in equilibrio sulla testa, tenendogli le caviglie e le gambe. E sono contenti, perché finalmente anche Tommy vedrà come vedono loro; certo, messo così con le gambe per aria non potrà vedere il “loro” coniglio. Ma potrà vedere nel verso giusto almeno il suo topolino.

«Allora, che dici? Ora vedi il tuo topolino diritto. vero?»

«Ehm, no. Però vedo il vostro coniglio».