Io però per carattere amo la città piccola, a misura d'uomo, dove per spostarsi da un luogo all'altro non è necessario prendere i mezzi, ma basta muoversi sulle proprie gambe e nella peggiore delle ipotesi sarà una camminata di un quarto d'ora; la città grande mi piace per una scappata, per vederla con gli occhi dell'"estraneo", di chi non essendo costretto a far fronte alle necessità pratiche di ogni giorno può apprezzarne solo i lati positivi: i grandi spazi, il brulicare di persone, la quantità di belle cose da vedere. Ma a una come me, che fra tutte le stagioni preferisce l'inverno perché è più "intimo", perché il freddo fuori invita a stare in casa, davanti ad un metaforico camino, insieme a chi è davvero vicino al proprio cuore, per vivere non può andare bene che un piccolo centro, raccolto, che si conosce pressoché in ogni angolo.
Di sicuro è anche per questo che "Il mare sul tetto" si ambienta in un paesino, nemmeno una città. A parte l'essere pittoresco, a parte l'ispirarsi ad un paesino che esiste davvero (Cervo Ligure, a due passi da Diano Marina), questo piccole case colorate si possono abbracciare tutte con un solo sguadro, se viste dall'alto... un panorama anch'esso a misura d'uomo, dove di sterminato c'è solo, là in fondo,
il Mare.
7 commenti:
Bella Cervo, ancora una volta mi levo tanto di cappello di fronte alle tue tavole, sempre deliziose e dotate di una gentilezza intrinseca :)
è proprio vero che ognuno è fatto per stare nel suo ambiente. :)
La ele
fantastica l'epressione della nonna dell'ultima vignetta
mi chiedo poi se tu non sia difatti la Sara che descrivi
blacksand: grazie!:) ho cercato di dare quell'atmosfera, sono felice se questo si avverte!
ele: decisamente! l'ambiente in cui cresci influenza moltissimo il tuo carattere, ciò che ti piace e dove ti piace stare... un po' mi chiedo quanto sarei diversa se fossi nata in una città grande...!
beta: è la stessa domanda che mi ha fatto mio padre! perciò ti dò la stessa risposta: sì, Sara sono io, ma c'è qualcosa di me anche nella nonna, e nel terzo personaggio della storia, che s'è solo intravisto; d'altra parte credo che sia normale mettere un po' di noi stessi nei personaggi che amiamo, creando per loro storie che ugualmente ci coinvolgano, rappresentando magari avvenimenti della nostra vita, o desideri, in maniera anche simbolica. com'era quella frase? "mutato nomine, de te fabula narratur", all'incirca "con un nome diverso, la storia racconta di te steesso", come ci disse il buon Diego alla prima lezione di sceneggiatura...
p.s.: mi fa piacere che ti piaccia l'espressione della nonna; ci sono un sacco di sentimenti dietro, che verranno raccontati nella prossima tavola...
..e che espressione ha assunto invece tuo padre quando hai iniziato a citargli in latino? ;)
oh, no, la frase in latino non me la ricordavo a memoria! sono andata a ripescarla oggi sugli appunti, perché bisogna ammettere che fa un bell'effetto!:P
e, scherzi a parte... è proprio vera!
Ti ho passato una fantastica catena da fare! :)
La ele
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