venerdì 11 luglio 2008

Tempo di vacanze...

Eeeh sì, è quasi ora di prendere il treno... domani a quest'ora io e Ale saremo qui:


... perché nessuno di noi due era mai stato più a sud di Roma, ed era ora di rimediare; così ci si fa un bel giro a Vieste, nel Gargano, sperando nel bel tempo e nella non troppa cagnara...

Torneremo sabato prossimo, per cui è probabile che non tornerò a scrivere qui prima di lunedì 21; cercate di resistere per questa lunga attesa!:)

E visto che non mi farò viva per tuuutti questi giorni, vi saluto con un racconto scritto l'anno scorso, che non c'entra un accidente con il mare, l'estate e le vacanze, ma la cosa non ha in effetti nessuna importanza.
Spero che vi piacerà... e arrivederci al mio ritorno!

Tra Orfeo e Alice


E poi Federico era morto.


E di colpo non c’erano più passeggiate, racconti alla luce della pila perché erano le tre di notte, niente più scherzi o patatine fritte. Non c’erano più le sue barzellette né i suoi pensieri profondi né le sue poesie malinconiche. Di colpo, perché nessuno se lo aspettava.
Correggo: forse gli altri se lo aspettavano, io no, di certo no. È uno strano sospetto, una sensazione, ma a volte ho pensato che la scarsità di particolari che mi erano stati forniti fosse causata da una forma di premura nei miei confronti, come a volermi proteggere da una realtà troppo triste. In fondo io l’avevo appena conosciuto, quel fratello tanto più grande di me che se n’era andato via di casa che io a malapena balbettavo “Ma-ma” e “pa-pa”, e che quindi non potevo ricordare. Una vita avventurosa… ma ora era tornato a casa, e anche per questo mi chiederò sempre se il suo ritorno non fosse collegato in qualche modo alla sua successiva, e subitanea, e definitiva, nuova partenza. A me in fondo questi particolari non interessano… e non penso che si possa domandare il “perché” di un fatto come questo… e soprattutto pretendere una risposta.
Federico non c’era più, e basta. Di lui era rimasto solo il contenitore, il suo corpo di carne ossa e sangue che fin da bambino l’aveva portato a spasso e gli aveva prestato gli occhi, le orecchie, le mani e il cuore. Non sono tristi i contenitori vuoti… forse un pochino, perché in fondo nel nostro mondo concreto è alle cose concrete che attacchiamo i nostri sentimenti, abbiamo bisogno di abbracciare e baciare e guardare… ma Federico non era lì dentro, non più. Si capiva perfettamente, alla prima occhiata.
Questo era il punto: dov’era ora Federico? Non sono cattolica, non credo nel “Paradiso” come ce lo hanno insegnato i preti. Ma all’anima ci credo eccome, e credo che quella non possa morire. Ecco, io avevo Fede nell’Aldilà.
Se esiste un “Regno dei Morti”, di sicuro non è stato dotato di entrate tangibili nel nostro mondo. Oddio, un modo c’è, se vi si vuole entrare, e lo si può fare ovunque e in qualunque momento… il difetto di queste porte è che sono a una sola via, ripensamenti non sono concessi.
Fede, ti avevo appena conosciuto… e mi hai lasciato senza tanti discorsi e domande che ora non ho neanche in mente, ma che ti avrei fatto, nei giorni insieme che non abbiamo potuto trascorrere. Accidenti, ma ti pare il modo di piantare in asso una sorella ritrovata?!
Ho bisogno di vederti ancora una volta, almeno. Voglio assicurarmi che stai bene, se davvero con la morte si ha finito di tribolare…
Se non ci sono nel mondo porte per l’Aldilà da cui sia possibile fare ritorno, esiste però un non-luogo a cavallo fra questi e altri milioni di mondi possibili: è facile da raggiungere e da lì si può sempre fare ritorno… il problema è che questo non-posto sfugge a qualunque regola logica, ha come una vita propria, e se si può decidere di andare a visitarlo non si può decidere quale sua parte visitare. Non puoi stabilire né il dove né il quando, concetti peraltro privi di significato laggiù; non puoi decidere quando arrivare né quando andrai via; non puoi programmare cosa vedrai. Puoi solo stabilire il momento della partenza.


Il mio momento era subito, chiaramente.


Mi stesi sul letto, e chiusi gli occhi, attendendo il sonno… e il sogno. Non so quanti sogni dovrò fare prima di incontrarti, Fede, ma il loro numero non mi spaventerà. Tu se puoi vienimi incontro…
Nel mio primo viaggio incontrai unicorni in riva ad un lago, con nuvole che vi galleggiavano al centro, nel secondo mi trovai in spiaggia con Madonna ad aspettare un’onda gigantesca che non arrivava mai; la terza volta che riaprii e richiusi gli occhi piombai in un mondo astruso dominato dai colori, dove forme e animali senza capo né coda volteggiavano intorno a me, e ogni volta che mi urtavano mi trasformavano in un diverso tipo di frutto esotico. Il quarto sogno fu spaventoso; la quinta volta non sognai affatto. Le volte successive i sogni erano sempre più come avvolti nella nebbia… dopo due giorni di sonno ininterrotto, non riuscii più neanche a chiudere gli occhi. Era ovvio, ma non potevo accettarlo. Insistetti. Niente. Pensai a cose noiose, a cose rilassanti. Misi su un cd new age coi suoni della natura. Mi preparai litri di camomilla. Nulla. Avevo probabilmente esaurito le ore di sonno di tutto il mese.
Poi, l’idea… come non averci pensato prima?
Trovata la soluzione, il sonno non tardò a ritornare, dolce caldo e pesante come un piumone da pieno inverno.



«Non me lo spiego… è sempre stata allegra, piena di vita…»
«Forse la morte improvvisa di suo fratello…»
«No, l’aveva presa bene, con filosofia… e poi lo conosceva appena…»
La guardano dormire, schierati; la mamma col fazzoletto in mano ha appena trovato un attimo di riposo dal pianto. Lei è nel suo letto, ma il letto è in un ospedale, e il suo sonno è tanto profondo che nessuno è riuscito a svegliarla. Coma, lo chiamano. Intossicazione da sonniferi, hanno detto i medici… mentre la frase tremenda “tentato suicidio” aleggia non detta sopra le loro teste.



Per una ricerca importante ci vuole molta applicazione. Non si possono mica fare le cose con leggerezza. Lo so, è stata una scelta un po’ azzardata, ma non potevo aspettare. E poi questo mondo di sogno è bello davvero. Spero che non si preoccupino troppo per me… ma dovrebbero sapere che ho la testa sulle spalle e che non ho certo voglia di non tornare più…!
Questa volta è un posto ancora più strano. Sembra un deserto, ma è tiepido e sbiadito. Dune su dune che si perdono all’orizzonte, ed è tutto ciò che si può vedere. Cammino. Mi volto, guardo a destra, a sinistra, dietro di me… anche in alto e in basso, perché mi sembra di essere sospesa al centro del vuoto, anche se ho i piedi per terra. Nulla nulla nulla.
Un puntino. Piccolo, nero, laggiù in fondo. Diventa un punto, si ingrandisce ancora. Una linea, una sagoma… una persona.
Corro verso quella figura… è come se corressi nell’acqua. Ordino alle gambe di muoversi più in fretta ma loro non obbediscono. Alla fine cado.
Alzo la testa, e la persona è ora vicinissima… non è Fede, accidenti. È uno strano essere con una lunga coda di cavallo e i lineamenti orientali. Non parla, ma alza un braccio ossuto e indica un punto dietro di me. Poi sparisce, mentre mi volto.
Federico.
Federico. Non ci posso credere.
«Allora era proprio vero…»
«Sì, piccola. Mi hai trovato, nell’unico luogo che è concreto e astratto al tempo stesso… l’unico dove possiamo ancora incontrarci.»
«Fede, non sto in me dalla felicità… ho tante cose da dirti, da chiederti… parlavamo tanto, ricordi?»
«…che tu ci creda o no, è stato il mio ultimo pensiero»
Lo abbraccio. Sono felice… e poi grazie al mio sonno forzato, ho tantissimo tempo ancora per stare con mio fratello…! Stringo più forte Federico… ed è come se perdesse consistenza. Lo guardo, e lui mi sorride ancora… quindi era solo un’impressione? No. mio fratello ha la densità di una nuvola, e se muovo le dita lo perdo di più. Nei suoi occhi vedo il cielo, ma non è una metafora per indicarne il colore… lo vedo anche attraverso la sua fronte, e le guance, il naso la bocca il collo. Sta scomparendo come lo Stregatto di Alice nel Paese delle Meraviglie, e il paragone calza proprio a pennello… anche la terra sotto i miei piedi sembra perdere di solidità… prima affondo poi precipito.
E Federico è solo più un paio di scarpe incolori, e ora neanche più quelle.
Proprio adesso dovevo imitare Alice???



Riapro gli occhi, e niente è mai stato tanto difficile.
Sono sdraiata sulla schiena, gambe e braccia distese. Non capisco subito dove mi trovo, ma capisco che non è la mia stanza, dove mi sono addormentata non saprei dire quanto tempo fa. Dove mi hanno portata?
Gli occhi si abituano, ma non vedo niente. Non sono diventata cieca, semplicemente non c’è niente da vedere. Niente ai lati, niente sopra. Niente neanche sotto. Galleggio nel nulla, ma è un nulla che non fa paura… mi sento molto tranquilla… e anche un po’ triste, non so perché. Questo luogo è ancora meno luogo del non-luogo dei sogni.
Sono sola. Forse è per questo che mi sento triste? Poi una mano sulla mia spalla. Mi volto. È Federico! Non l’ho perso… eppure questo fatto, che mi riempie di gioia, acuisce anche la mia tristezza. Mi salgono le lacrime agli occhi, e anche lui sembra provare i miei stessi sentimenti. Mi abbraccia come per proteggermi e per consolarmi.
«Su, sorellina, non piangere… adesso staremo sempre insieme»



Lo guardo, e fra le lacrime gli sorrido: dunque è così che ci si sente: tristi per ciò che non si ha più, felici per ciò che si ha trovato.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Dunque,
inizio dal fondo:

1. buona vacanza.
2. Ma non potevi dirlo prima che avevi un blog? Così mi hai costretto a una full immersion che mi ha ridotto gli occhi a due palle infuocate.
3. allora è vero che disegni bene! Sti gran capperi! Un paio di cose sono davvero bellissime.
4. Togli Harrison Ford dal tuo rolling cast. Quello è mio padre. E non mi pare che abbiamo un padre in comune. Seguirà Rolling Cast della mia vita. Ma ci vuole calma e sangue freddo, come canta quello là, LoRiso, Soriso, Sorisio non ricordo.

A presto
Ale

simjedi ha detto...

ciao e complimenti per il blog! bravissima! io sono in giro per conoscere blog affini al mio e credo che il tuo assieme alla tua passione per i disegni rientri perfettamente tra i miei interessi e tra i miei link! salutoni e buone vacanze! ti aspetto sul mio blog!

Caña Team ha detto...

Ma.... fai un blog e non ci dici nulla ?!
Perdonata... ti abbiamo già inserito nel "Menù della casa".

Anonimo ha detto...

Buone vacanze.
Triste la tua storiella, ma bella
Tra un po' parto anch'io. Appena mi avranno consegnato il mio progetto.
Ciao

BlackSand ha detto...

Buone vacanze, godetevi l'estate!

Gea ha detto...

eccomi di ritorno... ciao a tutti, compresi i nuovi ospiti!:)

spino: grazie per i complimenti!:) e... nno, harrison rimane lì. su, su, anch'io mi sono vista "soffiare" un'attrice che volevo mettere... ma d'altra parte gli attori possono essere scritturati anche per più film, no? :)

Vera ha detto...

mi è piaciuto molto il racconto, alla fine avevo pure i lacrimoni
T_T
divertiti al mare? ^^
ciauuuuu

Gea ha detto...

grazie verolla, sono davvero contenta che il racconto ti sia piaciuto... e poi un commento da chi non solo legge racconti, ma anche li scrive (un romanzo, addirittura!!)... ebbè, fa doppiamente piacere!
al mare bello bello... gran caldo, ma ne è valsa la pena, davvero un posto stupendo!
a presto!

Anonimo ha detto...

Complimenti Gea!! E' molto bello il racconto!!

Anonimo ha detto...

Davvero buono il racconto Gea!! Beppe